Le Pietre dedicate alla Resistenza

 

Questo è un percorso eterogeneo e assai vario al suo interno che tiene insieme modi e forme profondamente diversi di partecipare alla lotta di liberazione, diverse sono le convinzioni politiche, diverse le appartenenze sociali, diversi le modalità di approdo all’antifascismo. Milano durante il ventennio era sede della maggior parte delle principali industrie del paese e il più importante centro industriale, commerciale e finanziario nazionale. Era anche stata l’epicentro degli sforzi organizzativi dell’antifascismo, ripetutamente annullati dall’efficienza della repressione messa in atto dall’Ovra, anche per questo le storie di vita che costituiscono questo percorso richiamano ad una estrema varietà. Lotta in armi, partecipazione agli scioperi, redazione e diffusione di stampa clandestina e di informazioni, ma anche aiuto concreto ai più deboli, solidarietà ai prigionieri, raccolta di fondi.

Le pietre di questo percorso raccontano di antifascisti da sempre che dopo l’8 settembre possono continuare con mezzi e strumenti diversi un’opposizione politica e ideale al fascismo che li accompagnava da anni e altri che invece proprio nella temperie della lotta di liberazione maturano una consapevole volontà di lotta alla dittatura. Per alcuni di loro abbiamo un materiale ricco e vario, splendidi carteggi o diari che ci aiutano a tratteggiare il profilo umano ed emotivo oltre a quello politico, per altri solo qualche documento d’archivio – quasi sempre carte di polizia – che però in filigrana lascia  intravedere importanti tasselli della poliedricità dell’universo antifascista. Prevalgono pietre dedicate a comunisti, socialisti e azionisti, ma anche il mondo cattolico ebbe un ruolo importante e alcune storie di vita lo ricordano chiaramente. 

La deportazione degli oppositori politici acquistò una rilevanza crescente con il passare dei mesi dopo la crisi dell’8 settembre, in stretta connessione con lo sviluppo dell’attività partigiana e delle reti di resistenza nonché con la difficoltà di controllare il territorio  che gli occupanti tedeschi e le autorità fasciste repubblicane incontravano. Il clima di violenza e repressione era tale che poco più della metà di coloro che furono deportati nei campi di concentramento erano effettivamente legati in qualche modo alla resistenza antifascista, gli altri furono vittime di rastrellamenti e retate; questo a sottolineare il fatto che ogni atto contro il regime era un atto di opposizione al potere costituito e implicava una scelta consapevole ed una precisa volontà. I tanti che rimasero a guardare, che aspettarono, che si girarono dall’altra parte fecero un’altra scelta. 

Poche sono le pietre dedicate a coloro che fecero parte delle brigate partigiane sui monti della Lombardia, le pietre per i politici rimandano ad una resistenza radicata nella città estremamente poliedrica e sfaccettata in cui un ruolo fondamentale ebbe la diffusione delle notizie, attraverso la  pubblicazione della stampa clandestina, il controllo delle radio, il lavoro nelle tipografie, la trasmissione anche oltre confine di informazioni e bollettini dettagliati. 

Molte pietre ricordano uomini che hanno partecipato, con ruoli e responsabilità diverse, agli scioperi. Si tratta di un fenomeno strettamente legato alla lotta resistenziale poiché in essi si intrecciano elementi diversi di lungo periodo che affondano le radici nelle tradizionali lotte operaie e forti specificità legate alla  contingenza storica in particolare la presenza dell’occupazione tedesca, la guerra in corso, l’appoggio alla lotta armata. L’ondata repressiva che a Milano segue gli scioperi di marzo è senza precedenti.Il percorso dedicato a coloro che sono stati arrestati a seguito degli scioperi racconta ancora una volta storie molto diverse per percorso personale e politico. Di alcuni abbiano solo pochissime notizie, di altri si riesce a ricostruire una lunga militanza antifascista che trova nella partecipazione all’organizzazione degli scioperi l’esito più coerente.

Una città dunque che con forme varie e diverse prese posizione contro un’occupazione lunga e violenta, una città con ancora poche voci femminili che però spesso proprio in questi mesi cominciano a trovare una loro espressione. Una città in cui oltre alle pietre di inciampo le lapidi raccontano di una lotta quotidiana combattuta strada per strada, a volte con le armi in pugno a volte con la parola e con gli scritti, con i volantini e con gli scioperi. Una città in cui le pietre sono distribuite ovunque proprio perché tutto il tessuto urbano fu attraversato da questa lotta.